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martedì, ottobre 31, 2006

Usa, le case frenano i consumi

Nelle ultime settimane si sta intensificando il dibattito sull’andamento del settore immobiliare Usa che è divenuto il principale arbitro dell’economia Usa in seguito al notevole supporto offerto ai consumi. Nella seconda parte dell’anno i segnali di rallentamento sono stati molti. Perché mai il settore è tanto temuto? A ben vendere i timori nascono soprattutto per gli effetti indiretti sui consumi. Nell’ultimo anno e mezzo infatti i consumatori Usa hanno contratto un enorme ammontare di mutui offrendo come garanzia il valore incrementale della propria abitazione, ossia, come si suol dire in gergo, hanno estratto valore dalla propria abitazione sfruttando i vertiginosi aumenti dei prezzi. Tale valore estratto ha raggiunto cifre notevoli nel 2005 e presumibilmente anche nel 2006, pari a circa 250Mld (fonte Freddie Mac), ossia circa il 2% del Pil Usa. In questo modo i consumatori Usa hanno potuto anche fare meno ricorso alle più tradizionali carte di credito il cui utilizzo infatti è nettamente diminuito fino al semestre scorso. A partire da maggio si è cominciato invece a registrare un ritorno alla vecchia carta di credito che presenta però un costo notevolmente superiore: circa 14% rispetto al 6% dei mutui trentennali ed inoltre gli interessi non sono deducibili fiscalmente come invece nel caso dei mutui. I consumatori sono stati costretti ad abbandonare il molto più conveniente strumento dei mutui dal momento che i prezzi delle case hanno prima cominciato a crescere molto lentamente e poi addirittura a calare. A quel punto non vi era più garanzia ulteriore da offrire alle banche per chiedere ulteriori mutui e di conseguenza si è ripiegato sulla carta di credito. Visto il maggior costo di quest’ultimo strumento ed in considerazione anche del fatto che i tassi di mercato a breve sono nel frattempo aumentati incrementando anche le rate dei mutui a tasso variabile, è lecito immaginare un impatto sui consumi nei prossimi mesi. Si tratta però di un fenomeno che potrebbe essere molto graduale in quanto vi sono diversi fattori che potrebbero attenuarlo (spesa per investimenti delle imprese, spesa per costruzione nel settore non residenziale, livello del greggio più basso rispetto agli ultimi mesi). Nel frattempo la Fed potrebbe mantenere i tassi fermi per tutto il prossimo semestre nell’attesa che gradualmente si attenuino anche le spinte inflattive.
Fonte: Affari&Finanza (la Repubblica)

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