Scende al 20% l'appeal del variabile
Ormai per i mutui il tasso fisso è decisamente più conveniente del variabile. E infatti tra quelli che il loro mutuo l'hanno aperto negli ultimi mesi la scelta è caduta nella stragrande maggioranza dei casi proprio sul fisso. A dirlo è una ricerca condotta sulle 600 agenzie immobiliari che fanno capo al circuito Big (Beni Immobili Gestiti) nel periodo tra luglio e novembre.
Dallo studio di Big, una delle principali società immobiliare italiane, risulta che 75 nuovi mutui su cento sono a tasso fisso, 20 a tasso variabile, 5 a tasso misto, cioè a tasso variabile ma con un tetto massi di interesse. I mutui a tasso fisso sono cresciuti in sei mesi dal 10 al 75% del totale. La ricerca ha fotografato accuratamente il cambiamento delle scelte degli italiani nel finanziamento dell’acquisto della casa nel periodo luglio-novembre 2006.
Nel primo semestre 2006 la situazione era radicalmente diversa: il 70% erano a tasso variabile, il 10% a tasso fisso e il 20% a tasso misto. "L’aumento del tasso d’interesse di un quarto di punto da parte della Banca centrale europea era ampiamente previsto ed è stato già assorbito dal mercato" spiega Antonio Spina, presidente di Big (Beni immobili gestiti). L’Euribor a tre mesi è già salito negli ultimi giorni al 3,7%.
"Il risultato di questo nuovo aumento è che, per la prima volta dopo tanti anni, è diventato più conveniente contrarre un mutuo a tasso fisso rispetto al tasso variabile" dice Spina. "Il tasso variabile è conveniente fino a quando esiste una differenza di almeno un punto percentuale rispetto al fisso, situazione che si è sempre verificata negli ultimi anni. Nel periodo in cui il tasso di sconto in Europa è rimasto al minimo storico del 2%" continua Spina "il differenziale fra variabile e fisso è stato addirittura di due punti, situazione nella quale era convenientissimo scegliere il variabile e molto penalizzante optare per il fisso".
Con questo nuovo aumento del tasso di sconto, che porta il costo del denaro a Eurolandia al 3,5%, "il differenziale fra tasso fisso e tasso variabile si è assottigliato allo 0,3-0,4%, un spread troppo piccolo per scegliere il variabile e i rischi che comporta tale scelta. Neppure i mutui a rata costante e a durata variabile, cioè i variabili con un tetto di spesa mensile, riescono più convincere gli italiani. Il timore di nuovi rialzi è troppo forte".
Fonte: TGFIN
lunedì, dicembre 11, 2006
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