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venerdì, novembre 03, 2006

LE BANCHE HANNO CONCESSO 530 MILIONI DI EURO AGLI EXTRACOMUNITARI

LO STUDIO IN UN ANNO LE BANCHE HANNO CONCESSO 530 MILIONI DI EURO AGLI EXTRACOMUNITARI
L’immigrato compra casa
Boom di mutui trentennali
«Guadagniamo troppo poco per sprecare soldi negli affitti»
Ovvio che volessi comprare casa: con uno stipendio da 900 euro non posso mica permettermi di gettarne dalla finestra 350 per l’affitto, anche perché ogni mese mando 150 euro alla mia famiglia per far studiare due fratelli all’università». Fatima Ben Sassi versa il profumatissimo tè alla menta nel bicchierino di vetro filettato d’oro. Il tinello dalle pareti verde acqua è ingombro di scatoloni, pentole, un materasso in terra a mo’ di divano davanti alla tv sintonizzata su Al Jazeera. Si è appena trasferita nel nuovo appartamento, 50 metri quadrati ma tutti suoi. Per sei anni, da quando ha lasciato la Tunisia alla volta di Torino, ha condiviso un paio di stanze con una connazionale, poi un’altra, abitazioni dignitose in palazzi di ringhiera, sistemazioni transitorie per lei che sognava di acquistare le mura come si usa al suo paese, Sousse, dove «nessuno sta in affitto, appena nasce il figlio maschio il padre si mette a costruire una seconda casa».

«L’affitto? Meglio il mutuo»
Fatima, 30 anni, laurea in architettura e master in tutela dei beni culturali, permesso di soggiorno regolare da rinnovare ogni biennio, infermiera con contratto a tempo indeterminato, ha chiesto un mutuo quando è stata definitivamente assunta in ospedale, una decina di mesi fa. Lo estinguerà nel 2036, dopo trent’anni, come il 78% degli immigrati che acquista casa in Italia, secondo l’ultimo studio di Kiron Tecnocasa.

Sempre più stranieri scelgono di comprare un appartamento, sia pur piccolo (circa 50/60 metri quadri), appena il posto fisso concede loro accesso in banca. Lo scorso anno hanno chiesto per questo 530 milioni di euro, la cifra più alta tra i finanziamenti concessi agli immigrati, che nel 2005 hanno raggiunto un volume complessivo di 6,5 miliardi di euro tra prestiti finalizzati (54,2%), personali (37,7%) e mutui casa (8,1%).

Al pari di Fatima, che versa ogni mese 400 euro, «il corrispettivo di quanto fino a ieri pagavo in affitto», i neocittadini accedono a prestiti che coprono tra l’80 e il 100% del costo dell’abitazione e domandano in media 127 mila euro, poco di più degli italiani (124 mila euro) ma con notevoli differenze tra una comunità e l’altra. Si va dai 107 mila euro di romeni e marocchini, primi nella classifica dei nuovi proprietari (rispettivamente 6,02% e 5,66% del totale), ai 158 mila dei filippini.

Un’assicurazione
Fatima conta di restare a Torino, la città le piace, sua sorella l’ha appena raggiunta da Sousse con un visto turistico e se le confermano il lavoro da badante si presenterà alla sanatoria. Ma se pure domani dovesse decidere di andar via, dice, non rimpiangerebbe l'acquisto del trilocale con il balconcino da cui vede, in lontananza, la Mole Antonelliana: «Qui dentro ho messo da parte un capitale, un’assicurazione sulla vecchiaia, non sono soldi gettati dalla finestra come quelli che davo ai miei padroni, ma risparmi». E’ la ragione che spinge tanti come lei, ospiti in un Paese non sempre accogliente, a comprare, a costo d’indebitarsi a lungo.

«Gli stranieri appaiono più “ottimisti” degli italiani e denotano un approccio al prestito meno restrittivo, anche nel caso di tipologie un po’ rischiose», osserva Renato Landoni, amministratore di Kiron. L’87,2% richiede mutui a tasso variabile, il 6,9% sceglie quelli a tasso misto o flessibile.

I conti e la banca
«Prima d’essere assunta 100 mila euro mi sembravano una cifra astronomica. Invece, contratto alla mano, è stato semplice presentarsi in banca», continua Fatima, mostrando orgogliosa i lavoretti fatti da sola, le pareti tinteggiate nei giorni di riposo, la tenda Ikea montata intorno alla doccia, un paio di prese elettriche aggiunte accanto al letto da Karim, un connazionale che vive al piano di sotto. «Soldi per la ristrutturazione non ne avevo, ma in Tunisia siamo abituati al fai-da-te, l’importante sono i muri». La proprietà, il nido dove tornare, il territorio privato per chi è costretto a identità apolidi.

Certo, ammette Fatima, gli istituti di credito restano un tabù per molti: «Sono luoghi che inibiscono, parlano una lingua complicata. Pur avendo il posto fisso ero intimorita a domandare un prestito, eppure ho uno stipendio regolare, il permesso a posto». Ignora che il mutuo è una chimera anche per i trentenni italiani con contratti atipici, esclusi dalla fiducia concessa alla busta paga a meno d’un intervento di mamma e papà. Fatima è garanzia di sé stessa, lo è diventata, cittadina residente. Magari ora che l’economia e il mercato si sono accorti di lei, le sarà più facile sentirsi italiana, nonostante il velo sul capo.

Fonte: www.lastampa.it/paci.asp - di Francesca Paci

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